Quando c'era la musica per le strade di Firenze

“[…] Savonarola aveva scritto canzoni, non tutte di pia ispirazione, da modulare nei cori dei ribaldi canti carnascialeschi. Più anticamente, nel quattordicesimo secolo, il movimento religioso francescano aveva riempito di musica la città. I frati mendicanti cantavano nelle strade e nelle piazze, come i menestrelli e giocolieri ambulanti che si radunavano a Pian de’Giullari, alle soglie della città. Nelle chiesa francescana di santa Croce c’era una grande scuola di musica, dove si impartivano lezioni anche di retorica, scherma e danza; vi si insegnava sia la musica secolare che la musica sacra. Dall’altra parte della città, in santa Maria Novella, i domenicani avevano una scuola rivale che offriva lo stesso curriculum. La parola nota in musica era stata coniata da Guido, un  monaco fiorentino, nell’undicesimo secolo. I canti amorosi toscani – canzoni, ballate, strambotti, stornelli – che derivavano dai canti trovadorici di Provenza e dai menestrelli della corte siciliana di Federico II di Svevia, furono condannati, come ars nuova, da una bolla papale di Giovanni XXII nel 1322. Il più celebre compositore di ars nuova fu il cieco fiorentino Francesco Landino che i veneziani incoronarono d’alloro quando venne nella loro città a suonare il piccolo organo dalle otto canne dorate. Per carnevale, Lorenzo il Magnifico soleva scendere per le strade alla testa di una schiera danzante, che cantava in coro le licenziose ballate, da lui composte. E già nel 1283, anno prospero per Firenze, la famiglia Rossi diede una festa per 1000 persone, tutte biancovestite, che durò due mesi. I giovani Medici, Giuliano e Lorenzo, davano famosi tornei in piazza Santa Croce.
Secondo Machiavelli, i giovani ai tempi del magnifico, <<in giochi e in femmine il tempo e le sostanze consumavano; e gli studi loro erano apparire con il vestire splendidi e con il parlare sagaci e astuti>>.
[…]”
(Mary McCharty, le pietre di Firenze, 1956)

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