L’eccesso di eccentricità dei pittori

Piero di Cosimo, autoritratto
“[…] L’eccesso di eccentricità, di abitudini bizzarre e enigmatiche spunta di nuovo in un altro pittore fiorentino, Piero di Cosimo, famoso al tempo di Savonarola per i suoi quadri di draghi e di altri orridi mostri. Vasari dice che Piero viveva più da bestia che da uomo, e non permetteva che gli altri spazzassero le stanze o gli zappassero e raschiassero gli orti e le vigne. Selvaggio e sciamannato, voleva vedere ogni cosa tornare, come lui, a un barbaro stato di natura, e aveva una passione per tutte le stranezze e gli <<scherzi>> di natura. Dovunque ricercava il sorprendente e poteva scorgere facce nelle nuvole e battaglie sui muri imbrattati dagli sputi. Un’altra sua caratteristica era che non permetteva a nessuno di vederlo a lavoro.
Leonard aveva molto in comune con Piero di Cosimo, e più ancora con Piero Uccello. Ritroviamo in lui la stesa mania per le collezioni di uccelli e animali, lo stesso interesse per i capricci e le aberrazioni, la stessa tendenza scientifica e matematica, lo stesso instancabile spirito sperimentativo, che faceva somigliare il suo studio a un laboratorio d’alchimia, pieno di nuove materie da provare, talvolta con risultati infelici, perché non sempre i colori duravano e un bel lavoro si poteva abbrunare e raggrinzire
[…].”
(Mary McCarthy, le pietre di Firenze, 1956)

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