La lingua italiana e il linguagio fiorentino nelle parole di Manzoni

Uno de’ mezzi più efficaci e d’un effetto più generale, particolarmente nelle nostre circostanze, per propagare una lingua, è, come tutti sanno, un vocabolario. E, secondo i princìpi e i fatti qui esposti, il vocabolario a proposito per l’Italia non potrebbe essere altro che quello del linguaggio fiorentino vivente. […] in Firenze si trovano tutte le cognizioni, le opinioni, i concetti di ogni genere che ci possano essere in Italia; e ciò, non già per alcuna prerogativa di quella città, ma come ci sono in Napoli, in Torino, in Venezia, in Genova, in Palermo, in Milano, in Bologna, e anche in tante altre città meno popolose, essendoci in tutte, a un dipresso, un medesimo grado di cultura, una conformità de’ bisogni, delle vicende, e delle circostanze principali della vita, insomma d’ogni materia di discorso. E si potrebbe scommettere che tutto ciò che è stato detto in un anno, di pubblico e di privato, di politico e di domestico, d’erudito e di comune, di scientifico e di pratico, di grave e di faceto, in una di queste città, è stato detto in tutte, meno, stiamo per dire, i nomi propri le diciamo in modi diversi. Il dir tutti le stesse cose attesta la possibilità di sostituire un idioma a tutti gli altri […]”
(Nota relazione “Dell’Unità della lingua e dei mezzi per diffonderla”  di Alessandro Manzoni del 1868, indirizzata all’allora ministro della Cultura, Broglio)
Testo tratto: Storia e Storie di Toscana

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