Porta di Santa Croce (o alla Croce) in Piazza Beccaria

Articolo Pubblicato su Firenze Informa del 2006
Testo e Foto di Roberto Di Ferdinando

I piani urbanistici di Giuseppe Poggi, messi in atto nella seconda metà dell’Ottocento per Firenze Capitale, modificarono in gran parte l’assetto e l’aspetto medievale della città con conseguenti sacrifici per il patrimonio storico ed architettonico cittadino; basti pensare all’abbattimento, nella parte orientale della città, delle mura per fare spazio ai viali di circonvallazione che ancora oggi rappresentano comunque la principale arteria, sebbene congestionata, per la viabilità fiorentina.
Dell’antica cinta muraria oggi resistono il tratto che da S. Niccolò, salendo alla Fortezza di Belvedere, si prolunga fino a Piazza Tasso, e sette delle porte d’accesso all’antica Fiorenza. Tra quest’ultime è da ricordare, per la sua antichità, storia e particolare sistemazione al centro di Piazza Beccaria, la Porta di Santa Croce (o alla Croce).
Porta di Santa Croce (o alla Croce) in Piazza Beccaria

La Porta di Santa Croce fu costruita infatti nel 1284 su progetto di Arnolfo di Cambio. Inizialmente fu chiamata San Candida, per poi prendere il nome di Porta della Croce al Gorgo. Tale denominazione derivava dal fatto che la porta sorgeva nel punto in cui nei secoli passati era stata eretta una gran croce a ricordare il luogo del martirio di San Miniato, croce da cui aveva difatti preso nome tutta la zona (Piazza di Santa Croce, Borgo la Croce). L’appellativo al Gorgo si rifaceva invece al gorgo d’acqua prodotto dalla biforcazione che proprio qui subiva l’Arno, un alveo secondario infatti, fino al finire del Duecento, scorreva lungo il quartiere della Croce per ricongiungersi a quello principale presso l’attuale Ponte alle Grazie. Nel secolo successivo con la rivisitazione urbanistica della zona la porta prese prima il nome di Sant’Ambrogio, dall’omonima vicina chiesa, e poi definitivamente quello di Santa Croce.
Nel 1530 l’architetto Antonio da San Gallo, per supportare meglio le nuove artiglierie poste a difesa della città, ne ridusse l’altezza che originariamente raggiungeva i 35 metri. Nel 1813 la porta fu ristrutturata dall'architetto Cambrai Digny che vi pose i corpi di guardia e la dogana (sul lato settentrionale è ancora visibile il portone di ingresso delle guardie). Nel 1870 infine con l’abbattimento delle mura la porta rimase, come la vediamo oggi, isolata nell’ellittica e neoclassica piazza progettata dal Poggi. L’architetto ed urbanista fiorentino invece non toccò il fitto bosco che si estendeva, dal lato della piazza dove oggi sorge l’Archivio di Stato, fino all’Arno. Il bosco era noto ai fiorentini come i Pratoni della Zecca, in quanto arrivavano fino alla torre, nell’attuale Piazza Piave ed ulteriore testimonianza dell’antica cinta muraria, dove in passato aveva avuto sede la zecca in cui si batteva il fiorino della Repubblica Fiorentina (non a caso il vicino lungarno prende il nome di Lungarno della Zecca).
Nel 1876 la nuova piazza fu intitolata al giurista e filosofo Cesare Beccaria, illuminato sostenitore dell’abolizione della pena di morte. Questa scelta non fu causale, infatti, per molti secoli, fino a quando  nel 1786 la riforma del codice penale del granducato forense non abolì la tortura e la pena di morte, attraverso questa porta i condannati a morte erano stati condotti fuori dalla città per essere giustiziati nel vicino Prato della Giustizia,  dove oggi sorge Piazza Piave.
L’abbattimento delle mura presso la Porta di Santa Croce determinò inoltre la perdita anche di un’antica fonte, però sostituita, sul lato meridionale della porta, da una più piccola raffigurante una testa leonina a ricordare il Marzocco. Questa fontana, ancor oggi esistente, negli anni Venti fu sormontata da una lapide in marmo rosso e da una croce rossa su sfondo bianco, simbolo del Popolo fiorentino. Sulla lapide sono ancora leggibili, sotto la dicitura: CADDERO NELLA GUERRA RIVENDICATRICE E PER LA GRANDEZZA DELL'ITALIA, i nominativi dei 530 fiorentini, residenti nel quartiere di Santa Croce, che caddero al fronte nella Prima Guerra Mondiale; la lapide fu solennemente inaugurata nel 1929 alla presenza del re Vittorio Emanuele III.
Un’ulteriore curiosità, passando per la porta in direzione di Borgo la Croce, è possibile notare in basso sulla parete interna di sinistra un cippo dei primi del Novecento che attesta che da quel punto per raggiungere  Piazza Signoria occorre percorrere 1,540 Km (vedi fotto qui sotto).
RDF

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